Con l’espressione “lavoro in nero“ ci riferiamo al fenomeno, diffuso nel nostro Paese, caratterizzato dall’attività lavorativa prestata da un lavoratore-subordinato in assenza di un regolare contratto.
Il datore di lavoro si avvale delle prestazioni lavorative e professionali del dipendente senza aver adempiuto l’onere relativo alla comunicazione dell’assunzione al Centro per l’Impiego competente, non garantendo al lavoratore alcuna tutela assicurativa o previdenziale.
La normativa
Al fine di arginare la dilagante pratica del lavoro illegale è stato introdotto il Decreto legislativo n.104/22, attuativo della Direttiva UE 2019/1152, che ha previsto una serie di obblighi informativi ancora più specifici e stringenti a carico del committente, al momento della stipula di un contratto.
Il provvedimento mira a rendere più trasparenti e fruibili le modalità di accesso dei lavoratori alle informazioni riguardanti le condizioni di lavoro, concedendo agli stessi la possibilità di ricorrere a meccanismi rapidi di risoluzione delle controversie senza adire il giudice.
La sentenza della Corte di Cassazione
Proprio con riguardo alle ultime novità in tema di lavoro in nero, merita un accenno la recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione n. 23809/22, con la quale gli Ermellini hanno dichiarato responsabile il datore di lavoro dell’infortunio del dipendente senza contratto, fondando la loro decisione sulla rielaborazione del termine “lavoratore” contenuta nell’art.2 co.1 lett.a) del D. Lgs. N. 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
La norma contiene una definizione di lavoratore che abbraccia qualsiasi persona “indipendentemente dalla tipologia contrattuale” che “svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione». Pertanto, la disciplina si applica «anche in caso di insussistenza di un formale contratto di assunzione».
La Cassazione, in conclusione, dichiarando inammissibile il ricorso proposto dal datore di lavoro condannato, apre la strada al risarcimento del danno in caso di infortunio sul lavoro al dipendente in nero, riconoscendo allo stesso le medesime tutele previste per i lavoratori con regolare contratto. In tal modo, anche il lavoratore in nero potrà avere diritto a richiedere un indennizzo, o una rendita vitalizia, in base all’entità del danno patito.