Licenziamenti e indennità, è incostituzionale il tetto di sei mensilità: un nuovo capitolo per i diritti dei lavoratori nelle piccole imprese

Introduzione

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 118/2025, ha emesso un provvedimento storico che potrebbe avere un impatto significativo sui diritti dei lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 nelle piccole imprese. La sentenza riguarda la legittimità costituzionale dell’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (c.d. Jobs Act), che disciplina le indennità risarcitorie per i licenziamenti illegittimi intimati da un datore di lavoro che non raggiunga i requisiti dimensionali di cui all’articolo 18, ottavo e nono comma, dello Statuto dei lavoratori (e cioè non occupi più di quindici lavoratori presso un’unità produttiva e, comunque, non occupi più di sessanta dipendenti).

Secondo la Consulta “è incostituzionale il tetto di sei mensilità per l’indennità risarcitoria in caso di licenziamento illegittimo irrogato da una azienda che occupa meno di 15 dipendenti”.

Il Contesto della Sentenza

La vicenda trae origine dalla questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale ordinario di Livorno, adito da una lavoratrice assunta dopo il marzo 2015 da un’azienda con meno di 15 dipendenti.

Il Giudice remittente sosteneva che, in effetti, il limite massimo di sei mensilità per le indennità risarcitorie violava diversi articoli della Costituzione italiana e della Carta sociale europea. Questo limite, secondo il Tribunale, non garantiva una tutela adeguata ai lavoratori licenziati illegittimamente, specialmente nelle piccole imprese, determinando una ingiustificata disparità di trattamento tra dipendenti di piccole e grandi aziende.

Questa tutela standardizzata impedisce, difatti, una necessaria personalizzazione del risarcimento a seconda dei vizi, più o meno gravi, del recesso.

La Decisione della Corte

La Corte Costituzionale, pur mantenendo ferma l’imposizione del limite massimo di sei mensilità di indennità risarcitoria, ha accolto la questione di legittimità, rilevando che la norma censurata sia in concreto incostituzionale.

La Consulta, evidenziando il mancato rispetto del requisito di proporzionalità di tale limite, stabilisce che in tal modo non viene garantita una tutela effettiva dei diritti dei lavoratori.

Alla luce di ciò, per la Consulta, l’ammontare dell’indennità in questione risulta “circoscritto entro una forbice così esigua da non consentire al giudice di rispettare i criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento del danno sofferto dal lavoratore illegittimamente licenziato” né da “assicurare la funzione deterrente della stessa indennità nei confronti del datore di lavoro”.

La decisione apre la strada a risarcimenti più elevati per i lavoratori licenziati illegittimamente nelle piccole aziende, offrendo una protezione maggiore e più equa.

Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza rappresenta un passo avanti significativo per i diritti dei lavoratori nelle piccole imprese. Le aziende dovranno ora rivedere le loro politiche di licenziamento e prepararsi a possibili aumenti delle indennità risarcitorie. Per i lavoratori, la sentenza offre una maggiore sicurezza e protezione contro i licenziamenti ingiusti.

Conclusioni

La sentenza n. 118/2025 della Corte Costituzionale segna un importante cambiamento nel panorama giuridico italiano, rafforzando i diritti dei lavoratori e garantendo una maggiore equità nelle indennità risarcitorie. Sarà interessante osservare come questa decisione influenzerà le dinamiche tra datori di lavoro e dipendenti nelle piccole imprese nei prossimi anni.

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